“Dottore soffro spesso di attacchi di panico”
Capita spesso che, nel primo contatto con un/a paziente, mi venga detta una frase come questa.
Dopotutto, gli attacchi di panico sono uno dei disturbi più diffusi e non stupisce quindi che tra gli psicofarmaci più venduti compaiono gli ansiolitici.
Chi ha avuto almeno un attacco di panico conosce bene la sensazione di disagio che provoca e quanto possa diventare invalidante nel portare avanti le attività quotidiane.
Allo stesso tempo, gli attacchi di panico sono un disturbo che può essere risolto in tempi brevi tramite la terapia strategica.
Ma andiamo con ordine.
Cosa sono gli attacchi di panico
Il nome “panico” deriva dal dio greco Pan, dio dei boschi e dei pascoli.
Pan era un essere dall’aspetto terrificante, metà uomo e metà capra (un satiro), che attaccava improvvisamente chi si addentrava nei boschi che abitava, suscitando loro proprio il “timor panico” al solo ascolto della sua voce spaventosa.
L’attacco di panico si manifesta infatti come una paura intensa e improvvisa che porta con sé sintomi somatici, tra cui:
- Tachicardia
- Sudorazione
- Tremori
- Sensazione di soffocamento
- Dolori addominali
- Vertigini e sensazioni di svenimento
- Brividi o vampate di calore
Chi vive queste manifestazioni fisiche arriva a provare la sensazione di perdere il controllo, di impazzire o anche di stare per morire, lasciando la persona in uno stato di vulnerabilità e confusione.
Sebbene l’attacco di panico abbia una durata generalmente breve (l’apice della paura viene raggiunto in pochi minuti), sperimentare anche solo un episodio può avere effetti duraturi e invalidanti. Infatti, allo scopo di evitare di provare nuovamente queste sensazioni, la persona metterà in atto comportamenti limitanti e che possono avere l’effetto paradossale di aggravare il problema invece di risolverlo.
Le tentate soluzioni principali
Osservando le principali reazioni agli attacchi di panico, l’approccio strategico ha individuato 3 comportamenti tipici che contribuiscono al consolidamento del problema:
- Evitamento delle situazioni temute: evitare le situazioni che ci spaventano, nell’immediato ci fa stare bene, ma alla lunga confermano la pericolosità di ciò che abbiamo evitato e la nostra incapacità ad affrontarlo, aumentando così la sensazione di paura
- Tentativo di controllo delle reazioni psicofisiologiche: la paura di riprovare le spiacevoli sensazioni fisiche provate durante un attacco di panico guida l’attenzione della persona a controllare i propri parametri fisiologici. Questo monitoraggio costante non fa altro che ingigantire ogni segnale corporeo, facendolo crescere di intensità nel tentativo di scacciarlo.
- Richiesta d’aiuto: il supporto di una persona che ci vuole bene ci rassicura, ma allo stesso tempo ci dimostra che non siamo in grado di farcela da soli e che necessitiamo di una “stampella”, senza la quale non riusciamo a muoverci
Infatti, seppur messe in atto allo scopo di star meglio, queste strategie si rivelano inefficaci; non solo non sono utili alla risoluzione del problema, ma lo rendono più invalidante.
Il terapeuta strategico interviene agendo proprio su queste strategie disfunzionali, aiutando la persona a spezzare questo circolo vizioso e a sviluppare nuove strategie per affrontare gli attacchi di panico, trasformando la paura da nemica ad alleata e consentendo quindi alla persona di tornare ad interagire in maniera efficace con la propria realtà.